Io Mario Romani

 

Io avrei potuto essere da un’altra parte, non ad insegnare aerografia. La vita ci prova, ti consegna un destino pre-confezionato, ma finisci sempre col perderti il foglietto delle istruzioni.

Si dice che ciascuno di noi è come una vela che si gonfia quando arriva il vento buono.

E io una rotta ce l’avevo stampata nel dna, mi serviva solo un po’ di tempo per scoprirlo. 

A otto anni mi sono innamorato follemente dei colori. Guardavo uno zio che dipingeva ad olio e mi scioglievo come al primo appuntamento.

Cominciai a sporcare parecchia roba in giro per casa, e non sempre babbo e mamma la pendevano bene. Però il risultato non era malaccio.

Al liceo scientifico capii che quella specie di talento poteva anche rendere bene: metà dei miei compagni mi appaltava il compito di chiaroscuro nelle ore di Disegno e Storia dell’arte. Ho salvato la pagella a un bel po’ di gente in cambio di una buona versione di latino, il mio tallone d’Achille.

Poi venne la maturità, l’esaminatore mi chiese quale fosse il mio sogno. Non ci fu esitazione, sarei andato all’Accademia di Belle Arti.

 

Invece mi iscrissi a Ingegneria Mineraria, qualcuno pensava che fossi adatto a scavare buchi magari dalle parti del Mar Rosso, e io gli avevo creduto. Era il 1976, l’anno in cui Steve Jobs fondava la Apple, lui in un garage a Cupertino, io a lezione di Geologia perso tra rocce e reperti a Bologna.

A volte il destino ti gira attorno e tu non lo vedi. Ma proprio a Bologna venni folgorato da un  manifesto di sei metri per tre. Non era una foto ma neppure un fotomontaggio, e su photoshop Steve Jobs era ancora un po’ indietro. Mi dissero che si trattava di aerografia ma era come mi parlassero in aramaico. Ciononostante, mi ritrovai dentro a un negozio di belle arti a procurarmi un aerografo Paasche ad azione singola, nuovo di pacca.

Ovviamente non sapevo come usarlo. Beh, basta andare su internet no, direte voi? No, siamo nel 1978.  Gli inizi furono disastrosi, non conoscevo nessuno che lo sapesse usare. Però avevo un chiodo fisso: capirne il funzionamento e dunque domare il mio aerografo.

Nell’estate del 1978, durante i Mondiali di Argentina dipinsi il mio primo lavoro vero, una maglietta con la bandiera dell’Italia e corsi in strada a festeggiare la vittoria dell’Italia contr l’Argentina, indossando la mia t-shirt e ottenendo un successo clamoroso!

Ovvio, le mie prime opere erano piene di difetti, facevo errori che non capivo, però un giorno passeggiando sotto a i portici di Bologna arrivò la seconda folgorazione: un cartello con scritto “Lezioni di Aerografo”.

Sono entrato per chiedere informazioni e non ne sono uscito mai più. La mia vita sarebbe cambiata per sempre.

L’insegnante era Giuseppe Parmiani, bravissimo illustratore. Ho cominciato ad ascoltarlo come si fa con un vero guru. E voi direte: e le rocce? Il Mar Rosso?

Era arrivato il mio vento e avevo deciso di seguirlo. Addio alla carriera di ingegnere e via libera alla mia passione per l’illustrazione ad aerografo.

Nel 1984 cominciai con una piccola agenzia di pubblicità, nel 1990 le mie Notte Magiche le spendevo con un occhio alla tv e una ai primi amici che mi chiedevano di dar loro qualche lezione. All’inizio sembrava un gioco, diventò presto un lavoro.

Quando finalmente Steve Jobs si fece un nome, internet arrivò anche in Italia: anno 1996, nasceva il mio brand: aerografo.com

Grazie al web il mio nome ha iniziato a circolare anche fuori Ravenna e l’aerografo è diventato il mio passaporto per iniziare una vita nuova di zecca: Arezzo, Bologna, Milano, Roma, le prime richieste di corsi fioccavano in tutta Italia.

E nel 1999 salutai anche l’agenzia di pubblicità per dedicarmi alla mia unica vera passione, l’aerografia.

Certo, l’inizio non fu facile. E senza saperlo, avevo anche una mano santa che guidava le mie scelte. Addirittura, una Madonna, ma la cantante però. Un mio ritratto ad aerografo della pop star, divenne la copertina di un libro di una casa editrice inglese a lei dedicato. E così anch’io, con Madonna, ho fatto il giro del mondo, perché ogni volta che qualcuno inseriva in nome di Madonna in un motore di ricerca, spuntava il mio ritratto e il mio nome.

Il web mi ha regalato la visibilità che cercavo, i corsi si sono moltiplicati, non solo in Italia, ma anche Svizzera e Austria e poi in molti altri paesi, fino a farmi volare persino in Australia.

Nel 2006 è arrivato il mio primo manuale di aerografia, al quale è seguita una mezza dozzina di altre pubblicazioni scritte da me, o in collaborazione, per regalare agli appassionati tutti i segreti di una tecnica in continua evoluzione.

Dopo trent’anni di lavoro in giro per il mondo, il mio amore per l’aerografo è più forte che mai. Grazie a questo strumento straordinario ho conosciuto artisti formidabili di ogni nazionalità e ho preso parte a kermesse internazionali a fianco di professionisti di livello mondiale.

Io però resto quel ragazzo che custodisce la foto di Paolo Rossi e quella maglietta dell’Italia, e che si emoziona ogni volta che può trasformare un foglio banco, ma anche una tela, un casco o una torta al cioccolato, in qualcosa di unico e irripetibile. La mia ambizione resta quella di migliorare sempre, e questo è ciò che trametto incessantemente ai miei allievi, nella mia sincera missione di ispirare le nuove generazioni perché il mio sogno di bambino non si spenga mai.