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AEROGRAFIA: ALBERTO PONNO, UNO DEI GRANDI ARTISTI ITALIANI

Ho appena terminato un corso start di aerografo, durante il quale ho avuto il piacere di parlare di un amico, di un grande artista, che molti hanno tentato di imitare ma che nessuno mai è riuscito a eguagliare perché è davvero unico: Alberto Ponno.

E’ forse l’artista italiano più conosciuto nel mondo, con Renato Casaro e Claudio Mazzi. In Spagna, in Germania, in Svizzera, anche in Australia, mi hanno sempre fatto questa domanda (con improbabili pronunce a seconda della latitudine) “Do you know Alberto Ponno?”

Beh, è proprio lui, questo artista straordinario, anche se lui si schernisce di essere un semplice artigiano, che con la sua bravura e la sua tecnica unica e inimitabile, anni fa riuscì a scomodare persino Dru Blair, che addirittura gli chiese di andare negli USA.

Alberto Ponno è stato per me un riferimento già dagli anni ’90, quando si frequentavano eventi come le convention al Quark Hotel di Milano, dove si riunivano frotte di aspiranti aerografisti da mezza Europa e artisti conclamati di fama internazionale. E lui c’era ed era al centro dell’attenzione. Sempre disponibile, pacato, appassionato e cortese nello spiegarti per ore una cosa che apparentemente si poteva spiegare in cinque minuti.

Poi ci siamo conosciuti e siamo diventati amici, con quel tipo di amicizie forti e sincere, che non hanno bisogno di tanti messaggini giornalieri per essere verificate. Quando ci si sente per telefono, o ci si vede per una pizza, è sempre come riprendere il discorso della sera prima. Anche se l’ultima volta è passata da un pezzo. Ci siamo sentiti un paio di giorni fa al telefono e ti assicuro che nessun social, nessun messaggino di whatsapp, nessun like di FB, arriva neanche lontanamente a darti l’emozione di risentire un amico, di incoraggiarlo (o essere incoraggiato) e di condividere gioie e dolori come succede con gli AMICI veri come lui.

Ho anche avuto modo di frequentare il suo studio, quello di Settimo Milanese, dove, circondato da capannoni grigi persi nella nebbia, quando entravi nel suo, capivi subito di essere capitato nel posto dove si faceva la storia dell’aerografia. La penombra, il proiettore acceso, e Alberto che per interminabili minuti si soffermava su un centimetro quadrato di lavoro. Nel silenzio assoluto, appena infranto dal sussurro leggero della ventola di raffreddamento del proiettore, tranne che le poche volte al giorno in cui partiva il compressore grosso, quello per interderci che quando parte viene giù il condominio!

Ho avuto anche il privilegio di averlo come insegnante in un incontro di iniziazione alla sua tecnica, e pur constatando nel tempo che i suoi risultati erano irraggiungibili per me, neanche in tre vite, ho imparato da lui cosa vuol dire la meticolosità, il perfezionismo, il saper “guardare” il soggetto, il saper gestire la pazienza con rigore, il saper lavorare per ore su una piccola porzione di aerografia, per giorni o addirittura mesi, il conoscere il proprio aerografo, un normalissimo Paasche VJR meglio delle sue tasche, come i suoi colori, da sempre Glasurit serie 55. E sempre tutto senza aver mai usato uno stencil, una mascherina, una protezione. Tutto sempre a mano libera. La sua è una filosofia, non solo una tecnica.

Solo con questo mix di doti, concentrate in un solo straordinario artista, si può vincere (unico italiano della storia) un VARGAS AWARD negli USA, accanto a gente come Frank Frazetta (e scusa se è poco!).

E viene da sorridere quando a me chiedono che aerografo di precisione bisogna comprare per fare l’iperrealismo come il suo. Se fosse solo questione di aerografo, oggi il mondo sarebbe pieno di cloni di Alberto. E invece, benché in tanti lo abbiano imitato, mai nessuno è riuscito a fare come lui con la sua personalissima, straordinaria tecnica.

Spero anche oggi di aver condiviso insieme a te tante informazioni interessanti, alla prossima e buon lavoro con l’aerografo!

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